OSARE, SFIDARE, COMBATTERE, RIUSCIRCI, CADERE, VINCERE, RIALZARSI, RIUSCIRCI ANCORA
ED ... ELEVARSI!
Fare un passo indietro per arricchire il suo presente, il suo futuro e quello della sua stirpe, di tutti questi "Luoghi della Memoria", questi "Esseri della Memoria", testimoni o filo conduttore di tutte le battaglie, gli scontri, i successi e le cadute fino al RINASCIMENTO perché tale è il suo karma ed
È STATO SCRITTO.
Tale è il cammino dell'uomo di ogni cultura, fatto di incontri incredibili ed esplosivi, con molteplici vite, con vite PREMEDITATE. E poiché la parola "premeditazione" include "meditazione", il lettore di questo libro sarà invitato a leggere tra le righe e meditare a sua volta sui viaggi terrestri ed astrali che hanno segnato il lungo cammino di un essere dall'infinità curiosità , aperto a tutto ciò che è possibile... e all'Impossibile.
Quindi, se altre numerose avventure sono in preparazione in una nuova opera per sostenere ulteriormente la trama della sua Vita, raggiungerà un giorno, la desiderata gioia suprema di diventare finalmente un Bodhisattva?
Leggi questa avventura umana che non può lasciare nessuno indifferente. I lettori scettici NON SI TIRERANNO INDIETRO.
Svegliati dinanzi alla ricchezza di tale viaggio che rappresenta un Inno alla Vita nel suo aspetto più autentico e PIÚ GRANDE.
Eugenio Benedetti Gaglio, un ex-imprenditore impegnato in iniziative filantropiche e culturali che puntano a riannodare i millenari legami tra i popoli di Italia ed Egitto, ha scritto un nono libro che, nella sua versione francese, è stato presentato a Montecarlo, presso il Théâtre del Variétés il 25 ottobre ed in quella italiana è stato presentato il 3 dicembre u.s. a Roma, presso Casina di Macchia Madama.
Questa opera è una "Lettera immaginaria" (questo è il titolo del volume) scritta da Vincenzo Gaglio, un giudice, scrittore, storiografo e archeologo, nato nel 1735 e morto forse per avvelenamento a soli 42 anni a un discendente ovviamente sconosciuto.
In questa lettera, Vincenzo Gaglio assegna al trisnipote il compito di assicurare la continuità del proprio ricordo trasmettendo ai suoi discendenti il gusto delle belle lettere, quello della lettura dei testi antichi e dei loro saggi precetti.
E su questo "fil rouge" che si articola il racconto del testo: la vita e le ricerche dell'avo raffrontate con la vita, il lavoro e le avventure del discendente che, da imprenditore, ha operato e collaborato con molti Grandi della storia del Novecento. Ma chi è veramente Eugenio Benedetti, autore di questo libro?
Lo scrittore catanese, Eugenio Benedetti Gaglio, attualmente presidente della Società italiana di Beneficenza (SIB), ha operato da imprenditore in Russia, in Cina, in Uzbekistan, in Angola, Afghanistan, India e altri Paesi del mondo dietro le “Cortine” di ferro o di bambu.
Per quanto riguarda l'Egitto, il siciliano è discendente diretto di Empedocle Gaglio, che ha rappresentato un formidabile legame fra Italia ed Egitto quale fondatore dell'Ospedale italiano del Cairo (che ne conserva la tomba).
Fra le attività tese a “costruire ponti” fra i due Paesi e a cui Benedetti Gaglio ha contribuito negli ultimi anni ci sono raccolte di fondi di beneficenza per il policlinico egiziano, i pellegrinaggi episcopali sulle orme della Sacra Famiglia, gemellaggi (Catania-Alessandria e Viterbo-Luxor), esposizioni di repliche di antichità egiziane e di arte copta, la lapide in memoria del fondatore del Cairo il generale ragusano Jawhar al-Ṣiqillī, stage per studenti sul Monte Cimino, contatti tra il Ministero della Cultura egiziano e il Teatro San Carlo.
Fra i precedenti libri di Eugenio Benedetti Gaglio ci sono testi di memorie intitolati "C'era una volta il Kgb" e "I capelli della Madonna e i marmi di Ciu En Lai".
Fin qui la presentazione dell'Autore. Per presentare il libro riportiamo la presentazione di Jaques Boisson, Segretario di Stato del Principato di Monaco.
"La Via della Seta ispira l'Autore e traccia un percorso che collega sia spiritualmente che culturalmente l'Oriente all'Occidente e l'Occidente all'Oriente. In questa opera molto originale e talvolta provocatoria, Eugenio Benedetti, con il potere della sua immaginazione creativa, cerca di persuaderci della validità delle sue convinzioni personali, ci invita benevolmente ad accettarle e a farle nostre, ritrova nella propria storia una sorta di giustificazione esemplare dei legami millenari che uniscono l'Europa all'Asia e di cui, seguendo le orme del suo trisavolo, sarebbe latore e testimone.
In questa opera l'Est e l'Ovest si incontrano. Vivono e sopravvivono, cercando disperatamente di avvicinarsi dopo essersi a lungo ignorati, disprezzati e persino respinti".
La serata della presentazione del libro ha avuto inizio alle ore 20.00 con la presenza di circa 150 invitati ed è stata avviata da una breve presentazione della Dott.ssa Ilaria Diotallevi che ha anche introdotto i successivi interventi.
Per primo ha preso la parola il Dott. Roberto Giacobbo che ha illustrato il contenuto del libro dando preziosi consigli e giudizi su alcuni passaggi dello stesso. Successivamente, la serata è stata impreziosita dall’intervento del On.le Prof. Vittorio Sgarbi.
Hanno, inoltre, preso la parola l’ex-sindaco di Agrigento, Dott. Calogero Firetto e la Prof.ssa Heba Youssef, Direttrice dell’Accademia d’Egitto a Roma.
Ha chiuso la serie degli interventi, l’autore del libro Dott. Eugenio Benedetti Gaglio.
Preme sottolineare che, non potendo intervenire di persona, l’Ambasciatore cinese a Roma Li Junhua ha incaricato la ministra consigliera Xu Rong a rappresentarlo e a consegnare al Dott. Eugenio Benedetti Gaglio un videomessaggio di buon augurio di quale qui trascriviamo il testo tradotto:
"Eugenio Benedetti è un vecchio amico da vecchia data del popolo cinese. Ha una storia leggendaria di relazioni con i leader della vecchia generazione in Cina. È sempre stato entusiasta per promuovere gli scambi e la cooperazione tra i due paesi. Può essere chiamato Marco Polo moderno. La barca di marmo della collezione del Dott. Benedetti è una testimonianza e l’epitome degli scambi tra i due paesi. Questa barca scolpita in marmo cinese è una replica della Barca Imperiale di Marmo del Palazzo d’Estate a Pechino in considerazione del fatto che l’originale barca imperiale in marmo del 19° secolo è stata progettata da artigiani cinesi della dinastia Qing in maniera innovativa cogli elementi architettonici occidentali e la barca di marmo come fosse uno specchio per la cultura cinese e quella italiana quando si guardano le due culture nello specchio si vedono non solo l’Oriente e l’Occidente ma il vasto universo e la magia infinita. Auguro che il popolo cinese e quello italiano possano apprezzarsi e rispettarsi la civiltà e la saggezza dei due paesi possano illuminarsi a vicenda per sempre creando più splendori e bellezza."
La serata è proseguita con la cena conviviale ed impreziosita dall’esibizione dell’orchestra Fuccelli Fisarmony.
La storia di un imprenditore di larghe vedute, pioniere dell'internazionalizzazione, che quando ancora c'era la "cortina di ferro", la "guerra fredda" e il mondo era diviso in due blocchi contrapposti e quelle due metà del mondo non si parlavano se non per minacciarsi reciprocamente, aveva intuito che bisognava andare oltre quelle divisioni. Un uomo che sfidando la contrapposizione dei blocchi, si era lanciato in un'impresa impossibile, forse temeraria: aprire le strade dell'Est ai prodotti e alle industrie italiane. Un visionario Eugenio Benedetti? Un sognatore? Tutt'altro. Un uomo saldamente ancorato alla concretezza del lavoro, desideroso di fare e di rischiare, come è nella natura dei veri imprenditori.
Fonte: Maimone.it
Eugenio Benedetti avrebbe potuto impigrirsi nella sua nativa Catania, fra gli aranceti paterni, una cattedra universitaria o un assessorato municipale e una brava moglie siciliana. Nulla di tutto ciò lo sedusse nei remoti Anni Cinquanta, in cui egli si lanciò alla conquista dell'Oriente. Le Cortine (di Ferro e di Bambù) non valsero a fermare il Benedetti, che ha conosciuto i potenti dell'Est ed ha costruito cento fabbriche sotto le loro bandiere: è stato uno dei primi italiani a riannodare i fili del commercio con la Cina, isolata dal mondo dopo la rivoluzione di Mao Tse Tung, che egli ha conosciuto di persona. Ma questo libro tratta particolarmente della sua amicizia con Ciu En Lai, la cui fiducia gli ottenne l'incarico di aprire le miniere di marmo che oggi esportano in tutto il mondo. Per i suoi ottant'anni (da tempo suonati!), Eugenio Benedetti ha ricevuto in dono una Barca di marmo di cento tonnellate, modello esclusivo del cenotafio dell'imperatrice Ci Xi, ov'egli incontrò Pu Yi, l'ultimo imperatore, nel lontano 1965. La realtà di questo libro è più di un romanzo, poiché ad essa si intreccia il dono della Reliquia dei «Capelli della Madonna» di Papa Giulio II, di cui Eugenio Benedetti è sulle tracce a bordo della sua Barca ancorata sul Monte Cimino.
Il Lago della Mente ci fa salire sopra il "letto del Viceré" – dopo avere, sia inteso, scalzato gentilmente il Monsignore catanese che era uso coricarvisi – per condurci per mano, come in una fiaba a cartoni animati, tra i colori dei ricordi. Già, perché i ricordi appaiono vividi, intrisi di tinte forti, di carni bianche e verginee tali da affannare anche il lettore, di drappi pregiati e puntuali specchi di vita quotidiana. Con questo non si vuole dire che la quotidianità debba per forza essere piatta e monotona: comunque sia, anche la più banale memoria si riempie di eroiche gesta. Vedete? Tutto torna! E torna ancora di più se il vissuto è poi davvero degno di nota, di situazioni che hanno fatto la Storia o nelle quali più semplicemente immergersi per conoscere la Storia. Si tratta spesso di avvenimenti lontani, differenti dalla nostra cultura ed al nostro credo pragmatico, ma capaci di suscitare attrazione, e perché no, una punta di invidia. Sicuramente invogliano alla conoscenza.Ma quel mondo trasudante dei profumi d'Oriente e del calore di terre rosse come il sangue o nere come la notte, poggia sempre sulle solide spalle di chi il mondo lo ha visto per, con modestia e attenzione, contribuire a cambiarlo.… Bene hai fatto, Eugenio, a fermare sulla carta le impressioni, i ricordi, le emozioni. E altrettanto bene fanno le tue emozioni a chi ti legge.
Fonte: Prefazione di Marco Buticchi
Avvincente resoconto memoriale in cui l'Autore ripercorre con prosa fluente - a tratti ironica e venata di citazioni colte - i successi, gli incontri, le peregrinazioni tra Cina e Russia di un imprenditore italiano intraprendente. Autobiografia di largo respiro, in cui la meticolosità cronachistica trascende in afflato universale e l'esperienza individuale si stempera nella Storia d'Oriente degli ultimi cinquant'anni, di cui l'Autore, in veste di testimone sensibile ed originale, rende uno spaccato "intimista" nella galleria di ritratti di grandi uomini del nostro tempo: da Mao Tse Tung a Gorbaciov, da Gagarin a Pu-Yi, da Kruscev a Shevardnaze. Ne deriva una sorta di mirabile mitologia della storia russa e cinese, se non fossero i protagonisti tutti reali, umanizzati dallo sguardo acuto dell'Autore, che con abilità affabulatoria ci cattura e ci consegna vivida e struggente un'altra immagine d'Oltrecortina. Siciliano doc, Eugenio Benedetti ha girato il mondo per affari, conoscendo i potenti dell'Est e costruendo cento fabbriche sotto le loro bandiere. Alla soglia dei 50 anni ha finalmente incontrato la Donna giusta: con lei e i due figli continua a viaggiare per tutti i cinque continenti. Egli ha sempre tentato di "estrarre il pensiero contenuto in ogni cosa" e spinto dal desiderio di una instancabile "ricerca del Sé", è pervenuto al distacco di chi riesce a guardare fatti e misfatti della propria vita con ironia retrospettiva, in un esame di coscienza senza rimpianti, del cui bilancio farà da giudice il lettore.
Fonte: Unilibro.it
"Nei lunghi viaggi che abbiamo compiuto attraverso tutta l'Asia, percorrendo lo stesso cammino degli antichi mercanti veneziani, sulla «via della seta» dall'Anatolia alla Cina favolosa, noi abbiamo potuto raccogliere le impressioni e le immagini dell'eterno Oriente, pur nella crisi della sua profonda rivoluzione odierna. Abbiamo voluto limitare la nostra ricerca alle immagini del vecchio mondo orientale, che lentamente scompare e si ritira dalle grandi metropoli ormai modernizzate, verso i monasteri ed i templi ed i villaggi tra l'austerità della gente semplice e conservatrice, là ove il colore dei costumi, il fascino dei riti, la purezza delle tradizioni sono tuttora intatti e radicati nella vita d'ogni giorno, nell'aspirazione ad ogni domani. Abbiamo voluto fissare il volto della sfinge asiatica, ancora una volta quale i racconti di Marco Polo la svelarono al sogno dei viaggiatori europei e riunire le esperienze di un moderno pellegrinaggio attraverso l'Asia antica, l'Asia di sempre."
Fonte: estratto del libro
"Italia 1952: Corporativismo e Feudalesimo", fu dedicato a Don Luigi Sturzo, Ispiratore e Maestro... eccone la conclusione (di pag. 185):
Quale è l'obbiettivo della economia dei paesi comunisti, posta « al servizio dello Stato »? Il quesito sembra superfluo; nell'esperimento comunista, come in quello fascista dell'economia « statalizzata », « pianificata », « controllata », noi ritroviamo una identità di fattori e di méte al di sopra degli sbandieramenti sociali solo caratterizzati dalle differenze di razza, civiltà, tradizione dei vari popoli: la necessità, per lo Stato, di disporre di un efficace strumento per il perseguimento dei propri obiettivi politici, soprattutto esteri.
Ne deriva una chiara conclusione: vano è ricercare la presenza di un « bisogno sociale » determinante alla radice del processo storico di « assorbimento statale » delle economie nazionali. I fattori sociali, anche se proclamati « causa e scopo » assieme delle rivoluzioni, giuocano nell'economia dello Stato totalitario del '900 un ruolo puramente coreografico o incidentale.
La pianificazione economica statale acquista una funzione esclusivamente politica e strettamente collegata alle esigenze ed agli orientamenti della politica estera nazionale: noi potremmo giustificarla in Italia - del punto di vista storico e teorico - solo nel periodo del nostro grande sforzo di espansione, delle nostre guerre coloniali, della lotta per lo spazio vitale, che esigevano massima sincronizzazione e tensione di energie.
Fonte: l'Autore, Eugenio Benedetti