Eugenio Benedetti avrebbe potuto impigrirsi nella sua nativa Catania, fra gli aranceti paterni, una cattedra universitaria o un assessorato municipale e una brava moglie siciliana. Nulla di tutto ciò lo sedusse nei remoti Anni Cinquanta, in cui egli si lanciò alla conquista dell'Oriente. Le Cortine (di Ferro e di Bambù) non valsero a fermare il Benedetti, che ha conosciuto i potenti dell'Est ed ha costruito cento fabbriche sotto le loro bandiere: è stato uno dei primi italiani a riannodare i fili del commercio con la Cina, isolata dal mondo dopo la rivoluzione di Mao Tse Tung, che egli ha conosciuto di persona. Ma questo libro tratta particolarmente della sua amicizia con Ciu En Lai, la cui fiducia gli ottenne l'incarico di aprire le miniere di marmo che oggi esportano in tutto il mondo. Per i suoi ottant'anni (da tempo suonati!), Eugenio Benedetti ha ricevuto in dono una Barca di marmo di cento tonnellate, modello esclusivo del cenotafio dell'imperatrice Ci Xi, ov'egli incontrò Pu Yi, l'ultimo imperatore, nel lontano 1965. La realtà di questo libro è più di un romanzo, poiché ad essa si intreccia il dono della Reliquia dei «Capelli della Madonna» di Papa Giulio II, di cui Eugenio Benedetti è sulle tracce a bordo della sua Barca ancorata sul Monte Cimino.